SE QUESTO È AMORE, Riflessioni

femminicidio– FOTO PRELEVATA DAL WEB –

Se n’è parlato molto in questi anni. Ma sembra che non sia mai abbastanza. Il problema rimane. Soltanto in Italia tre casi nelle ultime ventiquattro ore. Le donne continuano a morire o, nel migliore dei casi, a rimanere gravemente ferite (nel corpo e, soprattutto, nella mente) sotto i colpi di chi sostiene di averle amate. E, scusate la banalità, se questo è amore, allora cosa potrà mai essere l’odio? Come si fa a rivestire di una parola così sublime atti di una violenza e di una ferocia così inaudita e disumana? Io ti amo, ergo ti uccido.

Si parla di attimi di follia, istanti in cui la violenza cieca irrompe nel cervello di chi compie queste atrocità, cancellando in un sol colpo qualsiasi forma di ragionamento o, probabilmente, di sentimento che non sia la volontà di farla finita, di distruggere per sempre l’oggetto, e ci tengo a precisare, l’oggetto, non la persona, che è causa della propria sofferenza.

Appena un mese fa si scatenava il dibattito mediatico sulle violenze contro le donne avvenute a Colonia a Capodanno. Non voglio mischiare argomenti apparentemente lontani, ma mi chiedo… sono, poi, così lontani? Si accusa il mondo arabo e, in particolare, gli immigrati di essere portatori di una mentalità che non vede di buon occhio le conquiste, la parità di diritti, le libertà delle donne nel nostro mondo occidentale (questo è quanto ho letto in vari articoli e post). Personalmente, però, in questo momento, non voglio interrogarmi sul mondo arabo, ma sul mio mondo. La mia domanda è… veramente nel mio mondo, in questa nostra civiltà occidentale, la libertà di una donna, i diritti di una donna, la volontà di una donna sono rispettati fino in fondo? Qui non sto parlando di leggi (questo deve essere chiaro), ma di qualcosa di più profondo, qualcosa che nessuno può imporre con un articolo del codice, ma di un’educazione che viene instillata, goccia dopo goccia, giorno dopo giorno, dal momento in cui si viene al mondo in poi.

Dunque, si parlava di libertà. Cosa c’entra la libertà con questi crimini efferati, che non hanno apparentemente alcuna spiegazione logica, e nei quali, tuttavia, si può ritrovare lo stesso filo conduttore? E quel filo conduttore sembra essere sempre lo stesso… Un rapporto in crisi, una donna che decide (certamente nel dolore e nella sofferenza) di interrompere quel rapporto, l’uomo (suo marito, il suo compagno, il suo ex) che non accetta di essere rifiutato, respinto, non accetta che la persona che dice di amare possa scegliere liberamente di chiudere una relazione, evidentemente ormai finita da tempo, e che la stessa donna possa rifarsi una vita, magari con qualcun altro. E decide che è meglio morta che senza di lui.

Scusate l’evidente ma necessaria semplificazione di cui sopra. È chiaro che le situazioni reali, da cui scaturiscono crimini di tal fatta, sono sempre più complesse e delicate. Ma mi sembra, purtroppo, di intravedere e leggere fra le righe di certi fatti una gravissima ignoranza sentimentale. Vi è un grande vuoto nel quale a certi uomini (ma anche a certe donne) non è stato insegnato (né con i fatti, né con le parole) l’enorme differenza esistente fra possesso e amore, fra dominio e scambio reciproco. Amare significa volere il bene di un altro essere, rispettarlo nel corpo e nella mente, avere cura di lui e dei suoi desideri, talvolta anche lasciarlo andare, per la sua felicità. Non ci può essere amore senza libertà, l’amore non può essere costrizione o imposizione, l’amore si nutre della propria costante libera volontà. È faticoso e fa soffrire e, talvolta, lo si perde. Spesso lo si perde per gli errori commessi e, se è così, da quelli bisogna imparare per ricominciare ad amare nel modo giusto. E questo vale per uomini e donne, per qualsiasi essere umano.

Dunque, forse, proprio noi, nel nostro mondo occidentale, dovremmo cominciare con il guardare noi stessi, guardarci dentro, in profondità, senza temere di entrare nelle nostre più nascoste e inconfessabili paure e debolezze, domandarci perché certe cose avvengono, senza liquidarle dicendo o pensando che sono gesti folli e insensati di individui violenti… A cercare bene, un motivo lo si trova sempre e potremmo scoprire che il seme di quella follia è molto più vicino a noi di quanto crediamo.

Vi rimando a un interessante, quanto preoccupante, resoconto sull’argomento.

http://www.linkiesta.it/it/article/2015/11/25/violenza-sulle-donne-in-italia-le-vittime-sono-sempre-piu-giovani/28330/

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Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano