IL CORAGGIO E LA PASSIONE, Riflessioni

cairo1– FOTO PRELEVATA DAL WEB –

Da quando il cadavere di Giulio Regeni è stato ritrovato, si sono rincorse ipotesi, più o meno fondate, su quanto può essere accaduto al giovane e valoroso ricercatore italiano. Ovviamente, non è di questo che voglio parlare. La ricerca della verità è compito di chi è deputato a farlo e si spera che lo faccia nel modo più preciso e nel più breve tempo possibile, per rispetto non soltanto della famiglia, ma di tutti coloro che ancora credono che sia possibile e auspicabile una giustizia terrena e non si affidano oramai soltanto alla speranza di quella ultraterrena.

Detto ciò, la cosa di cui voglio occuparmi sono i commenti che ho letto, espressi da cittadini di questo nostro paese, da gente comune che ha voluto commentare la notizia su riviste o quotidiani on line che la riportavano. Persone che si prendono giustamente la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, possibilità che purtroppo, come appunto ci ricorda la morte atroce e violenta del nostro connazionale e di tanta altra gente nel mondo, spesso non è affatto così semplice e scontata.

I commenti che mi hanno fatto riflettere esprimevano, nelle forme più diverse e variabili, un concetto. Il povero e sfortunato ragazzo che c’era andato a fare in Egitto e, per giunta, a occuparsi di problemi di democrazia o di rivendicazioni sindacali dei lavoratori egiziani? Non poteva occuparsi dei problemi dei lavoratori italiani? E di problemi in Italia ne abbiamo tanti, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Non sapeva che l’Egitto (come tutti i paesi arabi e, per di più, in questo particolare momento) è un luogo pericoloso per chiunque (cosa peraltro veritiera e confermata da attivisti dell’opposizione egiziana)? A maggior ragione, se aveva compreso il pericolo, perché non tornava a casa?

Leggere commenti di questo tenore mi ha tanto riportato a quanto si diceva non molto tempo addietro sulle vittime di stupro… che potevano evitare di andar vestite in un certo modo o di frequentare certi luoghi. Insomma, che un po’ se l’erano andata a cercare.

È chiaro che i commenti sulla rete non esprimono l’opinione comune degli abitanti di un paese (per fortuna), così come è evidente che una lettura del genere può essere fuorviante e generalista. E, però, seppur in minima parte, esprime secondo me un atteggiamento, quello sì, sempre più diffuso, per non dire dilagante. L’egoismo qualunquista di chi crede che basta farsi gli affari propri per campare bene, di chi pensa che il proprio mondo sia racchiuso nella propria regione, nel proprio paese, nel proprio condominio, nel proprio orticello, di chi vorrebbe occuparsi solo dei propri simili o, meglio ancora, di ciò che avviene dentro le porte di casa sua, pensando di chiudere fuori il mondo con tutte le sue beghe e i suoi problemi. In fondo, se non è un problema mio, perché dovrei occuparmene? Cosa può importare a me, se gli Egiziani (o tanti altri) non vivono in un paese democratico? E quando fuggono da un paese tiranno o in guerra, nella speranza di un futuro migliore, per venire a morire sulle nostre coste, allora sì che diventa un problema mio, ma solo nei termini in cui bisogna trovare un modo per ricacciarli indietro, nel proprio pericoloso paese.

Un pensiero del genere non è soltanto triste, desolante e indicativo di una mentalità, a dir poco, chiusa e ristretta. Un pensiero del genere è, lasciatemelo dire, pericoloso. Pericoloso per la democrazia e per l’umanità tutta. Perché, se non ci fossero nel mondo persone coraggiose e animate dalla passione per la verità, persone convinte che il rispetto dei diritti umani sia sempre, in ogni dove e in ogni quando, un problema di tutti, l’Olocausto, di cui si è celebrato da poco il giorno della Memoria, sarebbe niente in confronto a ciò che potrebbe accadere. La conoscenza e la denuncia all’opinione pubblica dei soprusi e delle ingiustizie è la vera e sola arma in mano a tutti noi per evitare che certe cose accadano e continuino ad accadere, ricordando che sono accadute (e purtroppo spesso accadono ancora) anche nel nostro paese e potrebbero accadere ancora, domani stesso, a me, ai miei figli, ai miei fratelli, ai miei amici. È banale ricordarlo, eppure, ogni tanto, bisogna farlo.

Qualunque forma di sopruso, ingiustizia, criminalità, dittatura, violazione dei diritti umani si nutre del silenzio e del comune “facciamoci gli affari nostri”. Perciò, per quello che può valere, esprimo il mio profondo e commosso ringraziamento a Giulio Regeni e a quelli come lui che, pur sapendo di rischiare la vita, si immolano alla causa della verità e della giustizia. Grazie Giulio, mi rendi orgogliosa di essere italiana.

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Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano