DIARIO IN BOLIVIA, Consigli di lettura

recensione– FOTO PRELEVATA DAL WEB –

Diario in Bolivia” è l’ultimo scritto di Ernesto Guevara. Si tratta, appunto, di uno dei suoi diari nel quale sono raccontati, dalla sua stessa mano, gli ultimi mesi di vita del “Che” trascorsi in Bolivia, nel pieno della guerriglia contro il regime militare di Barrientos. Lì venne ucciso il 9 ottobre del 1967. L’ultima pagina era stata scritta solo il giorno prima della cattura. Non sapeva che era la prima pagina della sua leggenda.

Ricordo che lessi questo libro subito dopo il rientro da un viaggio a Cuba. Ero stata a Santa Clara a visitare il mausoleo del Che e mi ero sentita immersa nell’atmosfera di un mito senza tempo e senza più barriere. La cosa che mi colpì fu, appunto, questa. La mancanza di confini geografici e, soprattutto, ideologici fra quelli che andavano in visita, quasi in pellegrinaggio, presso i resti di un uomo, che non era più solo un uomo, ma qualcosa di più. Un ideale, una moda, uno stile di vita, una fede, un credo politico? Cosa ci accomunava tutti? Cosa andiamo a cercare a Santa Clara, foto turistica a parte?

Io penso che, al di là delle personali opinioni politiche, questo è un libro che vada letto. Va letto perché ci fa scoprire l’uomo al di là del mito. L’uomo con le sue paure, le sue debolezze, i suoi pensieri, le sue azioni, le sue delusioni, i suoi dubbi e le sue profonde convinzioni. Leggere di quelle interminabili marce forzate in mezzo alla foresta boliviana, in preda alla fame, alla sete, alle ferite, agli insetti, alle malattie (ricordiamo che Guevara soffriva, fra l’altro, di gravi crisi asmatiche), alla mancanza di medicine e di qualsiasi tipo di comodità, in precarie condizioni igieniche e di salute ci riporta alla realtà, ma anche a quella idea. E parlo volutamente di idea e non di ideale. Perché un ideale è qualcosa che di per sé richiama un’ipotesi irrealizzabile, un’utopia. Qualcosa per cui solo un pazzo si farebbe ammazzare e, tanto più, dopo aver attraversato simili atroci sofferenze. Guevara, invece, non era pazzo, ma aveva un’idea e, in quanto tale, pensava di poterla realizzare. E ha dato tutto se stesso nel tentativo di realizzarla.

Si può essere d’accordo oppure no con il suo credo politico e con i metodi utilizzati. Però, al di là delle ideologie che nascono e muoiono, a volte anche abbastanza in fretta, quell’idea, quella concreta determinazione nel cercare di realizzare un mondo meno egoista e più giusto, è ciò che accomuna e affascina ancora intere generazioni. Ed è anche ciò che accomuna quegli uomini e quelle donne che hanno sacrificato la propria vita nel tentativo di rendere migliore il genere umano. Una lettura che, nei tempi in cui viviamo, non può che far bene allo spirito.

Per consigli su letture e viaggi potete trovare Il giro del mondo con un libro in mano anche su www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano

©Copyright 2016 by Rita Massaro – All Rights Reserved

Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano