DIO È DONNA E SI CHIAMA PETRUNYA, Recensione di Massimo Arciresi

Massimo Arciresi è critico e giornalista cinematografico, conduttore su Radio Spazio Noi – In Blu, dal 1997, della rubrica settimanale “Uscita di Sicurezza”. Ha collaborato con i quotidiani “Il Mediterraneo” e “L’Ora”, ha diretto il quindicinale sul tempo libero “TrovaPalermo” e attualmente scrive per il mensile “L’Inchiesta”. Appassionato di fumetti e lingue straniere. 

Dio è donna e si chiama Petrunya (Gospod postoi, imeto i’ e Petrunija, Macedonia/Francia/Croazia/Slovenia/Belgio, 2019) di Teona Strugar Mitevska con Zorica Nusheva, Labina Mitevska, Suad Begovski, Simeon Moni Damevski, Stefan Vujisic, Violeta Sapkovska

L’indolente e sgraziata Petrunya (Zorica Nusheva), laureata in storia e disoccupata, ha un pessimo rapporto con la madre, che insiste perché vada a fare un inutile colloquio di lavoro; il divario che intercorre tra loro è ben reso dall’irritato dialogo su due strade disallineate. Subita l’ennesima umiliazione (con tanto di ottusa molestia), l’ultratrentenne si trova ad assistere a un rito religioso ortodosso macedone: quando il pope lancia una croce di legno nel fiume (in realtà gli sfugge, e non è un dettaglio) e un’orda di maschi a torso nudo si getta in acqua per recuperarla (nel segno di un anno prospero), la donna – più per istinto che per consapevole provocazione – si tuffa e la ripesca per prima. Seguono un rancoroso scippo degli altri contendenti, ripreso dal pur perplesso sacerdote che impone la restituzione della simbolica reliquia, e alla lunga l’intervento della polizia. Lo “scandalo” consiste nella partecipazione femminile (solo teoricamente vietata) alla cerimonia. Dopo i primi frastornanti improperi, la protagonista comprende che deve tenere il punto; non può essere arrestata (da notare il semplice contrasto grafico durante gli interrogatori), ha modo di rivalersi (anche sulla miope genitrice!), la sua vicenda è diffusa da una giornalista (Labina Mitevska, sorella della regista, all’opera quinta) che si batte più consapevolmente per i diritti del gentil sesso. Ne viene fuori una bella lezione, per tutti.

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Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano