È SOLO LA FINE DEL MONDO (Juste la fin du monde, Canada/Francia, 2016) di Xavier Dolan con Gaspard Ulliel, Marion Cotillard, Nathalie Baye, Vincent Cassel, Léa Seydoux, Antoine Desrochers
27 anni, sesto (sostanzialmente) elogiato lungometraggio. Con un’innata capacità di rielaborare in chiave raffinata il cinema popolare, il canadese Xavier Dolan è indubitabilmente uno degli autori più apprezzati del panorama internazionale odierno. Rifacendosi a un testo – visibilmente – teatrale del francese Jean-Luc Lagarce (1957-1995), il giovane cineasta inscena un classico ritorno a casa, nel qual caso di Louis (Ulliel, da noi famoso soprattutto per Hannibal Lecter – Le origini del male), che ha fatto fortuna proprio grazie al palcoscenico e che da ben 12 anni non vede sua madre (una truccatissima Baye) e i suoi fratelli, ovvero la minore Suzanne (l’intrigante Seydoux) – che quasi non conosce – e il maggiore Antoine (un intrattabile ed eccessivo Cassel), che frattanto si è sposato con Catherine (un’esitante e ricettiva Cotillard). L’occasione non è delle migliori: deve comunicare loro che sta per morire. Inevitabilmente in serrati confronti “uno contro uno” emergono le tensioni che probabilmente contribuirono alla fuga dell’ospite (difficile stabilire quanto gradito), e fra tante parole (spesso urlate) forse è meglio privilegiare (al pari di un traguardo) il non detto. Dettagli come l’incipit con il bambino sull’aereo, i furtivi flashback o il cuculo impazzito impreziosiscono questo dramma da camera, che all’inizio può lasciare freddi ma è in grado di insinuarsi fra le emozioni dello spettatore senza farsi notare.
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