GHOST IN THE SHELL, Recensione di Massimo Arciresi

Massimo Arciresi è critico e giornalista cinematografico, conduttore su Radio Spazio Noi – In Blu, dal 1997, della rubrica settimanale “Uscita di Sicurezza”. Ha collaborato con i quotidiani “Il Mediterraneo” e “L’Ora”, ha diretto il quindicinale sul tempo libero “TrovaPalermo” e attualmente scrive per il mensile “L’Inchiesta”. Appassionato di fumetti e lingue straniere.

Ghost in the Shell (id., USA, 2017) di Rupert Sanders con Scarlett Johansson, Pilou Asbæk, ‘Beat’ Takeshi Kitano, Juliette Binoche, Michael Carmen Pitt, Anamaria Marinca

Prima il manga di Shirow Masamune, poi l’anime del 1995 di Mamoru Oshii (che ha generato seguiti e ramificazioni tv): il regista Sanders (Biancaneve e il cacciatore) ha decisamente messo le mani su un mito, non solo nipponico. Come se l’è cavata? Visivamente bene, grazie ai suoi collaboratori. Le scenografie di Jan Roelfs rendono credibili le geometrie degli ambienti (riconducibili a un futuro non lontano), sia esterni – con maestosi paesaggi urbani – sia interni; i costumi di Kurt and Bart sono inappuntabili e le immagini di Jess Hall avvolgono a dovere le numerose scene d’azione; per non parlare dei minuziosi effetti speciali. Eppure la trama, riscritta da Jamie Moss, William Wheeler ed Ehren Kruger, con la poliziotta cibernetica (cervello umano e corpo meccanico) Johansson – dopo Lucy e Under the Skin, chi altri? – alle prese con un’indagine sul pernicioso controllo del settore robotico che si fa dolorosa presa di coscienza delle proprie origini (pure la sua premurosa creatrice Binoche ha pesanti responsabilità), oltre a diventare il solito, necessario monito sui risvolti negativi dell’espansione tecnologica, risulta un po’ fredda, non coinvolgente quanto dovrebbe essere. Nel cast, a parte l’inespressivo – per contratto – Kitano (già in trasferta con Johnny Mnemonic), che parla solo giapponese, segnaliamo l’efficace Asbæk di The Great Wall e Ben-Hur, un “composto” Michael Pitt e, non accreditato, Michael Wincott.

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Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano