IL LABIRINTO DEL SILENZIO, Recensione di Massimo Arciresi

Foto recensioneMassimo Arciresi è critico e giornalista cinematografico, conduttore su Radio Spazio Noi – In Blu, dal 1997, della rubrica settimanale “Uscita di Sicurezza”. Ha collaborato con i quotidiani “Il Mediterraneo” e “L’Ora”, ha diretto il quindicinale sul tempo libero “TrovaPalermo” e attualmente scrive per il mensile “L’Inchiesta”. Appassionato di fumetti e lingue straniere.

IL LABIRINTO DEL SILENZIO (Im Labyrinth des Schweigens, Germania, 2014) di Giulio Ricciarelli con Alexander Fehling, André Szymanski, Friederike Becht, Gert Voss, Johannes Krisch, Johann von Bülow

Cominciamo dai difetti. La dichiarata semplicità divulgativa conduce a uno stile televisivo, il che, purtroppo, comporta pure la mancanza di alcune limature di sceneggiatura. D’altronde, non basta scegliere un argomento nobile (nella fattispecie, la ricostruzione abbastanza romanzata delle vere indagini condotte in Germania a partire dalla fine degli anni ’50 alla ricerca degli ex-criminali nazisti perfettamente reintegratisi nella società) per realizzare un bel film; ci vuole un adeguato sviluppo narrativo, possibilmente veicolato da personaggi credibili. In effetti, il giovane e focoso procuratore protagonista, Radmann, interpretato da Alexander Fehling, non è esistito, al contrario del suo capo Bauer (che ha il volto del compianto Gert Voss), il quale contribuì davvero a stanare gli assassini spogliatisi della divisa. Specificato ciò, il debutto nel lungometraggio di Ricciarelli, milanese trapiantato a Monaco, oltre a parlare di inconsapevolezza, rimozione, insabbiamento di fatti indicibili, possiede la preziosa capacità di scuotere la platea in almeno un paio di sequenze: l’uscita di una sconvolta segretaria (Hansi Jochmann) dalla stanza in cui un sopravvissuto racconta le inumane efferatezze dei campi di concentramento e il ricordo affranto dell’artista (Johannes Krisch) che consegnò le sue gemelle all’aguzzino Mengele, sadica figura già terribilmente rievocata dal recente The German Doctor. Il resto viene da sé.

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Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano