Ci sono luoghi che scopriamo appartenere al nostro essere fin dal primo istante. Erano dentro di noi, anche se non vi avevamo mai messo piede. C’è qualcosa di quel paesaggio, di quella gente, di quelle strade che tocca una corda intima, nascosta nel profondo del nostro io. Scatta all’improvviso una sorta di affinità, un riconoscersi nell’altro che altro non è, ma è parte di noi. A volte non riusciamo neppure ad afferrarne il motivo. Magari non subito. Oppure mai.
Inizio a camminare per le vie di Varsavia con questa sensazione che diventa, a ogni istante che passa, una consapevolezza. La luce calma e tenue dei tramonti nordici mi coglie mentre procedo verso la piazza del castello, con lo sfondo della colonna di San Sigismondo, che svetta al centro, fra i palazzi illuminati dai lampioni. Famiglie con bambini, giovani coppie, anziani e turisti affollano il centro e i locali, godendosi la mite temperatura di una sera di giungo.
Ma è la visita del castello, all’indomani, che mi rivela il carattere di Varsavia. Il palazzo, così come il resto della città, fu raso al suolo durante la seconda guerra mondiale. La mostra nel seminterrato fornisce tutti i dettagli sulla distruzione e sul saccheggio, operato dai nazisti nel 1944, e sulla sua rinascita ad opera degli abitanti. Essa è stata ricostruita, mattone su mattone, esattamente identica a prima, grazie ai dipinti del pittore italiano Bernardo Bellotto, ma soprattutto grazie alla tenacia, alla determinazione, alla pazienza e all’amore di un popolo che non ha mai voluto arrendersi alle grandi catastrofi.
Ecco che camminare per le vie lastricate della Città Vecchia, godersi lo splendore della Cattedrale di San Giovanni Battista o della Chiesa della Madonna delle Grazie, percorrere la Via Reale per arrivare alla Piazza del Mercato, ove al centro la Sirena, armata di spada e scudo simboleggia la forza e l’orgoglio di questo popolo, assume un significato che va oltre una visita turistica.
Varsavia non è solo una splendida città o una grande capitale europea. Per me visitarla ha significato toccare con mano la capacità dell’essere umano di resistere con grande forza agli eventi negativi della vita e di aprire il proprio cuore alla speranza di un domani migliore, nonostante tutto. Su quelle strade nuove/antiche ho respirato la grandezza e la bellezza dell’essere umano, capace di rialzarsi dopo qualsiasi caduta e di amare ancora dopo qualsiasi sconfitta.
Per consigli su letture e viaggi potete trovare Il giro del mondo con un libro in mano anche su www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano
©Copyright 2015 by Rita Massaro – All Rights Reserved