In questo romanzo di Elisabetta Villaggio, La Ruota Edizioni, ambientato nella Los Angeles del 1988, il sogno americano si infrange nella realtà dalle mille e, spesso, contrastanti sfaccettature. C’è la realtà dell’immigrazione e delle ingiustizie sociali a danno di chi, pur lavorando molte ore al giorno, non riesce a pagare costose operazioni per i propri figli, e c’è quella di chi, invece, spaccia semplicemente per “arrotondare” o sfuggire alla noia. C’è la droga che circola negli ambienti dello spettacolo e la descrizione di una vita effimera che si svolge fra party e incontri a base di alcool e fumo. Tutti, però, uomini e donne, facoltosi e poveracci, americani e non, sembrano aver in comune la triste condizione di girare a vuoto attorno all’illusione che ognuno di noi è padrone del proprio destino e può cambiarlo in qualsiasi momento.
In questa realtà si imbattono le due protagoniste, molto diverse per origini ed estrazione sociale, ma emotivamente più vicine di quanto esse stesse possano immaginare. Alex, trasferitasi a Hollywood dalla vecchia Europa, cerca invano di diventare produttrice di video musicali, non tanto perché la cosa le piaccia particolarmente, quanto per il desiderio di dimostrare ai genitori, che l’hanno riempita di soldi ma non di affetto, che lei vale qualcosa. Una donna, quindi, che pur essendo bella, ricca e intelligente è costantemente afflitta da una mancanza di autostima che la conduce a svilire se stessa in incontri puramente sessuali con uomini inaffidabili. Maria, immigrata messicana e madre single di due figli, sbarca il lunario lavorando presso il bar dei Miller Studios e approfitta della relazione con il capo, sposato e più anziano, ma sinceramente innamorato, per spillargli dei soldi. Il suo sogno, però, è quello di liberarsi dalla schiavitù di un lavoro che non le rende abbastanza denaro per i suoi figli e di un legame che non le lascia abbastanza tempo per loro e di poter amare chi vuole, senza dover concedere favori sessuali a causa del bisogno economico.
Entrambe, quindi, pur se per motivi diversi, coltivano un grande sogno di libertà e di realizzazione personale che cercheranno di attuare in modi discutibili e controproducenti. Anche il finale che, senza voler anticipare nulla, sarà più duro e impietoso con chi rappresenta la parte debole della società, solleva il velo sul vero volto della Città degli Angeli e del grande paese di cui la Mustang è simbolo nell’immaginario collettivo.
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