Mal di pietre (Mal de pierres, Francia, 2016) di Nicole Garcia con Marion Cotillard, Álex Brendemühl, Louis Garrel, Brigitte Roüan, Victoire Du Bois, Victor Quilichini
Alcuni adattamenti letterari sono caratterizzati da cambi d’epoca e ambientazione. Per quanto concerne il film in esame, nel primo caso in fondo non ci si sposta di tanto (dalla II Guerra Mondiale agli anni ’50); nel secondo si passa dalla Sardegna – terra d’origine della scrittrice Milena Agus, che pubblicò il libro omonimo nel 2006 – alla Provenza. Ciò non comporta, in realtà, grandi stravolgimenti, poiché è sempre di vicende umane che si parla. Al centro della scena Gabrielle (Marion Cotillard, che raramente sbaglia un colpo), la cui calcolosi – il titolo si riferisce a questo – conta poco agli occhi della famiglia contadina tradizionalista, che aborrisce gli atteggiamenti lascivi della giovane e la considera pazza. Solo delle nozze imposte la salvano dal manicomio; il prescelto è l’operaio spagnolo José (Álex Brendemühl, ossia The German Doctor), brav’uomo al quale la donna s’abitua. Ma durante un soggiorno in Svizzera, dove è stata mandata per curare i suoi reni, la protagonista conosce il tenente André (Louis Garrel), al quale si sente più affine. C’è una rivelazione che, curiosamente, rimanda a una sequenza viscerale de La vie en rose, biografia che rivelò la Cotillard una decina d’anni fa. Comunque, non è l’unica eleganza registica sfoggiata da Nicole Garcia, formazione d’attrice e già appassionata autrice di opere diversissime come Un week-end su due, Place Vendôme, L’avversario, Quello che gli uomini non dicono.
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