Maria regina di Scozia (Mary Queen of Scots, GB, 2018) di Josie Rourke con Saoirse Ronan, Margot Robbie, Jack Lowden, Joe Alwyn, Adrian Lester, Guy Pearce
Basandosi sull’ipotesi proposta dallo storico John Guy nel suo libro Queen of Scots: The True Life of Mary Stuart (adattato per lo schermo da Beau Willimon), la regista esordiente Josie Rourke, corposa esperienza teatrale alle spalle, racconta il rapporto a distanza tra Maria Stuarda, rientrata nella sua Scozia alla morte del marito re di Francia, e sua cugina Elisabetta I, regina d’Inghilterra timorosa di un’usurpazione (o magari di un legittimo ripristino di ruoli). Due sovrane “sorelle” che, al di là delle ambizioni personali e delle opposte idee religiose (l’una era cattolica, l’altra protestante), forse, nel nome della famiglia e del regno, sarebbero riuscite – suggerisce la trama – a trovare un compromesso, se non fosse stato per la sostanziale protervia dei consiglieri (uomini) che le circondavano. Un film che parte piano e sa conquistare l’apprezzamento dello spettatore, ammirato, da principio, da scenografie e costumi e da una forma in generale assai curata, in seguito sorpreso da congrue idee di messinscena (per esempio, il parto di Maria o lo scontro armato), dalle esplosioni di violenza (il brutale assassinio del musico Rizzio), da risvolti privi di ambiguità (l’eliminazione di Lord Darnley, fallimentare marito dell’aspirante al trono). Fino a un confronto finale tra le protagoniste (le superlative e altere Ronan e Robbie, che neanche un pesante make-up riesce a imbruttire), leggendario e perciò degno di Heat.
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