Mission: Impossible – Fallout (id., USA/Cina, 2018) di Christopher McQuarrie con Tom Cruise, Rebecca Ferguson, Henry Cavill, Simon Pegg, Michelle Monaghan, Sean Harris
Fra le 10-12 ottime scene d’azione di questo capitolo n. 6 – il primo a veder riconfermato un regista, McQuarrie (a ogni modo intenzionato a non ricalcare il proprio stile) – del franchise dedicato all’ipercinetico agente segreto Hunt (l’insostituibile Cruise, infortunatosi seriamente durante uno stunt, comunque in parte utilizzato dalla perciò rallentata produzione), ce n’è una, ironica, che letteralmente “aggancia” le regole della suspense per sbeffeggiarle, preferendo un’interruzione a un inverosimile trascinamento. Non è l’unica chicca in un’opera solo in teoria commerciale che dà spazio a un cast nutrito (tornano Rhames, Pegg, Ferguson, Baldwin, Harris, rispunta la Monaghan, si aggiungono un’autoritaria Bassett, un manesco Cavill – il suo Walker, collega imprevedibile, è una sorta di anti-Superman – e la seducente Vanessa Kirby) e rivendica apertamente la genuinità dello spionaggio (e dell’intrattenimento) vecchia scuola, in cui la vita del singolo importa. Un paio di battute sono al di sotto dell’altissima media e l’uscita di scena di uno dei personaggi è piuttosto blanda, ma la serrata caccia a fazioni terroristiche incrociate ricca di risvolti ambigui (razionalizzati dallo script) conquista subito, culminando nella triplice tensione finale, con due bombe e un telecomando da rintracciare. Se gli Academy Awards non ci avessero già ripensato, staremmo di certo parlando del vincitore del ventilato Oscar “popolare”.
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