TANGO, Sabino Russo

– FOTO PRELEVATA DAL WEB –

Tango

Questa volta non era come le altre.

Le parole erano volate grosse. All’inizio strozzate in gola, per far sì che non giungessero a orecchie indiscrete, ma ben presto si era andati oltre; ingiurie, urla e oggetti in frantumi.

Lui le aveva afferrato i polsi con una mano e, tenendoli ben stretti, le aveva mollato un ceffone.

Lei aveva ricambiato la cortesia con un morso deciso e nervoso al braccio; e lui, che ancora la tratteneva, rabbioso, l’aveva spinta contro il muro.

No, questa volta non era come le altre; non era mai accaduto in camerino, con tanta violenza, pochi attimi prima di un’esibizione.

La sala moscovita era stracolma; il pubblico era quello delle grandi occasioni.

I loro nomi campeggiavano sui manifesti che avevano tappezzato la città già da alcune settimane e il pubblico, più che per l’orchestra, era lì per loro, gli ospiti d’onore della serata: i due famosi ballerini, indiscussi campioni mondiali di tango argentino.

La campanella suonò; tre minuti e sarebbero entrati in scena.

Tre minuti, solo tre minuti e l’orchestra avrebbe attaccato quel lungo brano strappacuore che li avrebbe visti protagonisti sul palco.

Tre minuti per scambiarsi le più turpi offese e lanciarsi un ultimo sguardo colmo d’ odio e disprezzo, prima di ricomporsi, aprire la porta del camerino e prendere la via palco.

Dopo un lungo silenzio carico d’attesa, le prime note, subito riconosciute dal pubblico, fecero esplodere la sala in un’ovazione.

Lui fece il suo ingresso da un lato del palco, lei dall’altro. Con studiata flemma, come da copione.

Due sedie affiancate li attendevano e, dietro loro, l’orchestra delle grandi occasioni.

Lui si tolse la giacca e, come da copione, con meticolosa lentezza, l’appese su un’asta e si mise a sedere. Lei, con altrettanta calma, prese posto nell’altra sedia a fianco. Accavallò le gambe in modo lento e misurato, mentre la mano di lui, come da copione, le sfiorava una spalla.

La musica saliva pian piano di tono.

Prima lei e poi lui, si alzarono e furono al centro della scena.

Il copione voleva che sulle prime si ignorassero, e quella sera lo avrebbero fatto ben volentieri.

Un guizzo cromatico del bandoneón e lui le fu vicino, le cinse le spalle e, come da copione, le coprì gli occhi con un sottile prezioso velo nero. Le prese le mani. All’unisono i loro piedi cominciarono a seguire quella musica struggente e sensuale che li accompagnava e, in un sinuoso crescendo, avvicinava i loro corpi sempre più, avvolgendoli in un alone denso di erotismo, voluttà.

Minuti e minuti di intensa passione. Non sbagliarono un passo. Un’esibizione perfetta, come sempre. Poi la musica rallentò il suo ritmo e si affievolì.

Ora erano uno di fronte all’altra.

Con un gesto secco e deciso, lui, come da copione, le tolse il velo che le nascondeva gli occhi.

I due visi si sfioravano; i loro sguardi puntavano dritti e intensi uno negli occhi dell’altra.

Attimi senza tempo, sospesi nel lento decrescendo delle ultime languide note. Poi i loro corpi si staccarono e, girandosi con meticolosa lentezza, si allontanarono dal centro del palco per uscire da lati opposti, non senza prima voltarsi all’unisono per scambiarsi ancora una voluttuosa occhiata.

Il suono dell’orchestra lasciò il posto al fragore della sala che scoppiò in un interminabile vigoroso applauso. I due protagonisti rientrarono e si inchinarono più e più volte per ringraziare, poi, con composta lentezza, ripresero la via del camerino.

Vi giunsero insieme, con lo sguardo basso.

La porta si aprì e subito si richiuse dietro di loro. Lei vi appoggiò di scatto le spalle e si abbandonò; lui si fermò un attimo dinanzi allo specchio. Poi la chiave girò e rigirò con due secchi scatti nella serratura.

Questa volta no, non sarebbe stata come le altre.

Solo pagine bianche da lì in avanti, sul copione.

Nessuna risposta quando un ragazzo bussò a lungo per consegnare dei fiori.

Poco più tardi qualcuno si accorse di un rivolo di sangue che scivolava lento da sotto la porta. Un rivolo di sangue seguito da un altro che abbracciava il primo.

Sabino Russo

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Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano