THE VATICAN TAPES, Recensione di Massimo Arciresi

12575925_960541630660358_1198018383_nMassimo Arciresi è critico e giornalista cinematografico, conduttore su Radio Spazio Noi – In Blu, dal 1997, della rubrica settimanale “Uscita di Sicurezza”. Ha collaborato con i quotidiani “Il Mediterraneo” e “L’Ora”, ha diretto il quindicinale sul tempo libero “TrovaPalermo” e attualmente scrive per il mensile “L’Inchiesta”. Appassionato di fumetti e lingue straniere.

THE VATICAN TAPES (id., USA, 2015) di Mark Neveldine con Olivia Taylor Dudley, Michael Peña, Dougray Scott, Peter Andersson, Kathleen Robertson, John Patrick Amedori

Non fatevi ingannare dal titolo: non è un film sul caso Vatileaks, anche se forse l’ufficio promozione sull’equivoco un po’ ci spera (a differenza di Checco Zalone, che in uno dei teasers di Quo Vado? ci gioca proprio). E non siamo nemmeno dalle parti di Dan Brown, bensì in zona Esorcista. Quest’ennesima, pleonastica rivisitazione del seminale horror di Friedkin, se non altro, non si affida all’usurato espediente del P.O.V., ovvero la soggettiva senza soluzione di continuità, che richiede costanti “giustificazioni” (non sempre credibili). Però i meriti della regia di Mark Neveldine (che per la prima volta “molla” il socio Brian Taylor, con il quale realizzò, fra gli altri, Crank e Gamer) si fermano qui. Non ci si appassiona né si sobbalza mai per le vicende di Angela (la zelante Olivia Taylor Dudley), venticinquenne che diventa pericolosa per sé e per gli altri, viene ricoverata e, circondata da corvi, persevera nell’ipnotizzare qualche malcapitato. Finché non giunge il determinato cardinale di turno (lo svedese Peter Andersson, già visto nella serie Millennium) specializzato in possessioni demoniache. È vero, a ben guardare ci sono dei sottotesti (un simbolicamente autoritario padre in divisa, l’osservatorio delle gerarchie ecclesiastiche, un finale pessimisticamente aperto), ma non basta. Sprecati (per appiattimento) la bella psichiatra Robertson e due bravi caratteristi in abito talare, Michael Peña e Djimon Hounsou.

Per consigli su letture e viaggi potete trovare Il giro del mondo con un libro in mano anche su www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano

Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano