Vox populi
Quella che sto per narrarvi non so se sia una storia realmente accaduta. Nessun quotidiano dell’epoca la riporta, ma è stata tramandata di bocca in bocca dalla tradizione popolare.
Si narra di una fanciulla di nome Ambra, della quale non conosciamo il cognome, ma il solo soprannome. Infatti pare che per la sua bellezza fosse soprannominata “babà”. Era la figlia di un noto dottore, specialista in interventi purificatori del sangue infetto, con l’utilizzo di sanguisughe. Ma all’epoca in cui si riferiscono i fatti, pare che quella pratica fosse considerata di uso comune e persino suggerita dalla scienza medica.
La fanciulla, bella sì, ma abbastanza schiva, pare fosse decisamente contraria al matrimonio, e amava prolungare la sua adolescenza tra giocattoli e pupazzetti d’ogni genere: bambole, peluches, libri pieni di immagini di fantasia; ma le sue compagne di gioco preferite erano le statuette di tre belle civette.
Finalmente un giorno, anche sotto la continua pressione paterna, andò in sposa a un certo Ciccio Cocco, per gli amici “Cicci”. Ci fu una gran festa,: fiori, riso, confetti, torta e regali d’ogni genere. Tutti erano allegri, ma la meno contenta pareva proprio la sposa.
Dopo alcuni mesi, in cui nulla si seppe e nulla trapelò, un bel giorno il dottore si vide recapitare a casa la sua figliola, accompagnata dal marito alquanto furioso, che non volle dare nessuna spiegazione al fatto se non quella (si vociferò) di matrimonio non consumato.
La bella Ambra rientrò nella casa paterna con la sua valigetta, che sempre l’accompagnava, piena dei sui giochini adolescenziali. Pareva non soffrisse per nulla dell’abbandono del marito, né della solitudine. Le tenevano compagnia i suoi giocattoli e principalmente le tre statuette di civetta che erano sempre ben esposte sul suo comodino. Il fatto, invece, lacerava l’animo del dottore, già da tempo rimasto vedovo con la sua unica figliola.
L’evento terribile accadde un giorno, uno dei tanti, quando il padre, terminata la sua giornata di lavoro, nel fare ritorno a casa aprì di scatto la stanza della figliola e la vide discinta sul letto trastullarsi in giochini erotici, che qui non sto a descrivervi, ma di cui la diceria popolare ne è piena, proprio con le tre amate civette.
Tale fu la terribile sorpresa e il forte sgomento del padre, che un mancamento improvviso lo colse. Il dottore si ammalò gravemente e sopravvisse solo per poco, nonostante ogni genere di cura somministratagli dai suoi colleghi, ivi compreso l’utilizzo delle sue famose sanguisughe.
La tradizione popolare così riporta in breve tutto l’accaduto:
Ambarabà Ciccì Coccò
tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore.
Il dottore si ammalò
Ambarabà Ciccì Coccò
Sabino Russo
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