Massimo Arciresi è critico e giornalista cinematografico, conduttore su Radio Spazio Noi – In Blu, dal 1997, della rubrica settimanale “Uscita di Sicurezza”. Ha collaborato con i quotidiani “Il Mediterraneo” e “L’Ora”, ha diretto il quindicinale sul tempo libero “TrovaPalermo” e attualmente scrive per il mensile “L’Inchiesta”. Appassionato di fumetti e lingue straniere.
Codice criminale (Trespass Against Us, GB, 2016) di Adam Smith con Michael Fassbender, Brendan Gleeson, Lyndsey Marshal, Sean Harris, Georgie Smith, Rory Kinnear
Chad, nonostante le condizioni in cui è cresciuto, è un uomo intelligente. Non sa leggere, ma vuole che il suo bambino, Tyson, avuto con la paziente Kelly, vada a scuola, nella prospettiva di una vita migliore di quella che è toccata a lui, membro di un gruppo di delinquenti (tra familiari e affiliati) che vivono in roulotte. Il capo, nonché padre di Chad, è Colby, rozzo e fintamente religioso, orgoglioso di una progenie soggiogata che però, almeno in parte, sta per ribellarsi. Al cinema si sono viste tante storie di clan delinquenziali e di redenzioni rese impossibili dalle avverse circostanze. Rispetto alla media, il film dell’esordiente Smith ha un sapore più verista e un’evoluzione meno incline al mélo, ma non significa che vi si respiri aria di novità. L’attivissimo Fassbender, nel ruolo del protagonista, asseconda la doppia natura del combattuto e a suo modo pragmatico personaggio, incarnazione della vulnerabilità arrecata dall’ignoranza, peraltro diabolicamente indotta dal genitore (è il sottotesto più importante del plot) che è già in grado di esercitare la sua pessima influenza sul nipotino. Non è un’opera che lascia il segno, ma la presenza allegorica del dispotico patriarca interpretato da Gleeson (che nel successivo Ghost in the Shell avrà nuovamente per figlio Michael) e del “jolly impazzito” Harris (nei laceri panni di un vagabondo schizzato adottato dalla comunità di furfanti) può giustificare la visione.
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