Massimo Arciresi è critico e giornalista cinematografico, conduttore su Radio Spazio Noi – In Blu, dal 1997, della rubrica settimanale “Uscita di Sicurezza”. Ha collaborato con i quotidiani “Il Mediterraneo” e “L’Ora”, ha diretto il quindicinale sul tempo libero “TrovaPalermo” e attualmente scrive per il mensile “L’Inchiesta”. Appassionato di fumetti e lingue straniere.
American Assassin (id., USA/Hong Kong, 2017) di Michael Cuesta con Dylan O’Brien, Michael Keaton, Sanaa Lathan, Shiva Negar, Taylor Kitsch, Scott Adkins
Dopo l’interessante La regola del gioco, Michael Cuesta, ex-regista indipendente, riduce ulteriormente le esigenze artistiche per coordinare l’adattamento di un romanzo d’azione di Vince Flynn (tristemente ancorato alla realtà del terrorismo), sceneggiato addirittura a otto mani (due appartengono a Edward Zwick, che all’inizio doveva pure dirigere). Il plot prende le mosse dal dolore accecante del giovane Mitch Rapp (l’O’Brien della saga Maze Runner), che ha visto morire l’adorata fidanzata durante un assalto di estremisti armati su una spiaggia affollata. In appena 18 mesi (!) il nostro apprende l’arabo e individua la cellula responsabile, pronto a infiltrarcisi per distruggerla. Il suo zelante operato viene notato dalla CIA, che lo salva e lo assolda, non prima di averlo addestrato a dovere. L’istruttore è Stan Hurley (Michael Keaton, nel pieno della sua seconda giovinezza), veterano che non va per il sottile e impartisce anche il suo cinismo. In effetti l’ideologia propalata dal film si caratterizza per la sua rozzezza, ma esiste di peggio, e il film innegabilmente scorre, tra una strategia d’indagine e un corpo a corpo, con vari cambi di locations (si va perfino a Roma) tipici del genere (immancabile il bagaglio di approssimativi mélanges linguistici). Taylor Kitsch come elemento deviato rende, mentre è un piacere ritrovare Sanaa Lathan (Out of Time) nei panni dell’inflessibile reclutatrice Irene Kennedy.
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