Buongiorno. Oggi ho il piacere di farvi leggere questo bellissimo racconto di Monica Spatola, autrice del romanzo “Se mi odi, non mi ami”. L’autrice indaga nelle pieghe nascoste dell’animo umano e nel deserto affettivo che spesso ci auto-infliggiamo, incapaci di superare le nostre paure e incomprensioni. Buona lettura!
Punto di rugiada
«Ciao Mauro, sono io, sono Giada».
«Giada? Non ci credo!».
Nel riascoltare il suono di quella voce irritata, Giada sussultò come scossa da un ceffone. Lo aveva chiamato davvero, aveva ricordato il numero di Mauro e lo aveva digitato, senza pensare. Era la solita voce insieme calda e fredda, dolcemente arrogante. Dovette asciugarsi gli occhi. Perché piangeva? Se ne stupì. Aveva messo a tacere il ricordo di lui tante volte. Aveva vissuto come se non ci fosse mai stato, portandosi solo il peso di un dolore indefinito e latente. L’unico rimpianto.
«Scusa se ti chiamo. So che non avrei dovuto cedere adesso e cercarti. Certo non più, non ora. Sai, mi sento sola. Da un po’. Questa casa è piena di ricordi. Sto svuotando casa dei miei, l’abbiamo venduta. Vedessi, è piena di tanta roba, foto, odori. Ma come puoi imbustare un odore?», rise per smorzare la tensione.
«Giada, perché mi stai chiamando?», disse Mauro scandendo bene le parole.
«Hai ragione, non dovevo, mi è capitato per le mani un tuo biglietto, un banale biglietto d’auguri, ma ti ho sentito così vicino. È come se tu, tu non fossi mai andato via, da qui, da me insomma».
«Giada, ti prego. È fuori luogo. Tutto questo. Ma come pretendi che… assurdo».
«Mauro, mi manchi da morire. Sarà l’atmosfera che si respira qui, dove noi eravamo insieme, eravamo ancora noi e poi, oggi sarebbe stato il nostro anniversario di nozze e ho avuto troppa nostalgia di te, delle risate, della nostra storia».
«Tu sei pazza, davvero Giada, non ho parole».
«Io sto dimenticando tutto, Mauro, e detesto perdere i nostri ricordi: è come non averli vissuti. E col tempo dimentico anche come si fa a essere felici, come si ama, come si vive. Vorrei sapere se anche per te è così. Ti capita mai? Sei felice?», Giada si rannicchiò per terra come un’adolescente.
Dall’altra parte udì solo un sospiro.
«Possiamo vederci, ti prego?», continuò riempendo il suo silenzio.
«Tipico da parte tua, Giada, sbuchi fuori dal nulla dopo otto anni. Ti rinfresco la memoria: mi hai lasciato di punto in bianco, mandando a monte le nozze, senza un’ombra di spiegazione razionale. Eppure, col senno di poi, non era poi così difficile da spiegare che c’era un altro, no? Non c’era da far filosofia. Ho passato tanto tempo a cercare di capire il perché, dove avevo sbagliato. È stato difficile per me accettare il fatto che tutte le volte che dicevi di amarmi recitavi solo una parte. E chiami adesso che ho finalmente rimesso in piedi la mia vita. Ho una moglie, Giada, e una bambina, splendida. Se sono felice? Francamente questo non ti riguarda. Ma sono contento che tu abbia chiamato. Anch’io ho qualcosa da dirti e ti ringrazio di avermi concesso quest’opportunità dopo tutto questo tempo. Sei solo una stronza indecisa, viziata, falsa e superficiale, una che vuole tutto dagli altri e non sa dare nulla. Non hai mai saputo amare perché non sai cosa sia il sacrificio. Fatti un favore: Torna nell’oblio da dove sei venuta e restaci a lungo, ok?».
Giada rimase col vecchio telefono in mano per qualche minuto dopo che Mauro ebbe riagganciato. Accanto a lei il biglietto d’auguri di molti anni prima. Con gli occhi appannati dalle lacrime lo rilesse un’ultima volta.
Auguri amore! Sei felice? Mi costringi a scrivere questo biglietto quando basterebbe baciarti per dirti le stesse cose. Piccolo tesoro, vorrei che capissi quanto sei preziosa per me. Tu sei il mio punto di rugiada. Averti accanto mi ha elevato a uno stato di estasi e non saprei più tornare indietro. Non perdermi mai.
Ti amo
Mauro
Ps: Ora posso averlo un bacio?
Giada strappò il biglietto abbandonandosi a un pianto infantile.
Mauro si sedette, fissando davanti a sé con sguardo vitreo. Aveva ripetuto così tante volte quel discorso nella sua testa che gli era uscito dalla bocca così, crudo e senza filtri. Era stato la sua difesa contro il ricordo di lei, ogni notte. Aveva immaginato di urlarle la sua rabbia ogni volta che aveva sofferto come un tossico la sua mancanza. Ogni volta che avrebbe voluto prendere il primo volo, lasciare tutto e tutti, solo per correre a riprendersela, anche con la forza. Che cazzo aveva fatto ora? Giada era sempre stata parte di lui, compressa nel suo cuore. La aveva portata dentro per tutto questo tempo. Ogni traguardo ottenuto lo aveva dedicato a lei. Ogni volta che aveva avuto un dubbio aveva agognato la sua vicinanza. Lei. Giada. Il suo unico vero amore, la sua grande amica. La sua follia. Lui ricordava tutto e se ne dannava. Ricordava la musica, gli odori, le parole più belle, il sesso, e poi il veleno della solitudine.
Era andato avanti, non aveva avuto scelta, per inerzia finché non aveva incontrato Claudia che lo aveva accolto e gli aveva donato un’ombra di felicità. E, poi, sua figlia: questo aveva cambiato tutto. Questo cambiava tutto. Se solo ci fosse stato un modo per non farla soffrire. No, non c’era alcun modo. Era giusto così. Tanto doloroso da spezzarlo in due, ma giusto. Avrebbe solo voluto avere il coraggio di mandare tutto a puttane.
Monica Spatola