I SUONI DEL SILENZIO, Stefania Agnello

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Oggi ho il piacere di farvi leggere questo toccante racconto della scrittrice e poetessa Stefania Agnello, dal titolo “I suoni del silenzio” arrivato secondo nel Concorso letterario “Poeta per caso” di Acireale 2016.

I Suoni del Silenzio

Lui la tradiva e lei lo sapeva. Non si trattava di una relazione stabile, ma di qualunque occasione gli capitasse. Erano sposati da quattro anni, ma negli ultimi tre – a parte la residenza – avevano ben poco in comune.

Da giovane, Fabrizio aveva iniziato come grafico pubblicitario, poi era divenuto esperto in marketing e comunicazione e, un gradino dopo l’altro, aveva conquistato notevoli soddisfazioni professionali. Alla vigilia dei quaranta, il suo lavoro era particolarmente apprezzato da aziende leader nel mercato internazionale e spesso gli capitava di viaggiare per lavoro o soggiornare per brevi periodi all’estero. Lavinia, l’aveva conosciuta proprio così. Lei, figlia introversa di un noto imprenditore dell’industria alimentare, non c’entrava niente con quel mondo: aveva scelto di fare l’insegnante di musica.

Eppure, una volta, quella ragazza ombrosa, vittima dell’ennesima delusione d’amore, fu coinvolta suo malgrado in una serata di beneficienza e lì si era trovata a sorridere alle battute del giovane che le sedeva accanto e per un po’ era uscita dal suo guscio. Sulle prime, per Fabrizio rappresentava una delle tante conquiste. Era in affari con il padre e ammorbidirlo attraverso la figlia era una mossa tattica che giovava sempre. Pian piano, però, Lavinia cominciava ad incuriosirlo: voleva scoprire cosa celavano quei silenzi e quali profondi abissi rivelasse il suo sguardo turchese. Tuttavia le strategie di corteggiamento tradizionali con lei avevano scarso successo: non apprezzava particolarmente i complimenti, né i mazzi di fiori. Pur non essendo vergine o priva di esperienza, si chiudeva a riccio quando lui provava a sfiorarla, a meno che non fosse lei a cercare per prima un contatto fisico. Ma quelle iniziali difficoltà sembrava che accrescessero a dismisura il suo interesse per lei. Ad un tratto gli venne un’intuizione: la sua chiave di volta poteva essere la musica! Il primo bacio appassionato era stato in macchina mentre la radio passava The Sound of Silence di Simon e Garfunkel e da lì aveva capito che il flusso armonioso delle note aveva un’influenza determinante sulla ragazza, ma quando sperimentò la sua ipotesi, il risultato andò ben oltre le aspettative. La musica le scorreva dentro provocandole una sorta di estasi nella quale tutto era possibile, le sue reazioni pulsavano al ritmo della melodia e lei appariva determinata e sicura di sé. E così per sedurla aveva deciso di giocare l’asso: l’aveva invitata a cena a casa sua e, dopo aver studiato nei minimi dettagli i pezzi che avrebbero fatto da cornice al loro incontro, per sciogliere definitivamente qualunque riserva, aveva scelto un classico infallibile, i Carmina Burana di Orff. Lei si lasciò andare, sciolse i bei capelli dai riflessi ramati che le ricadevano lucidi sulle spalle e, un attimo dopo, era vestita solo di quelli, che le arrivavano quasi alle natiche. Aveva un fisico minuto e longilineo, qualche lentiggine sparsa qua e là, gli occhi verdissimi e le labbra che, all’improvviso, divennero turgide e sensuali. Si offrì a lui, come non aveva mai fatto prima. Fecero l’amore appassionatamente e da quel momento legarono i loro destini.

Sei mesi dopo erano marito e moglie.

Al ritorno dal viaggio di nozze, tuttavia, era ora di riporre nel cassetto l’album della loro favola e tornare alla realtà. Se le favole finiscono sempre con “E vissero felici e contenti” è proprio perché sono favole e nessuno sa dirci cosa c’è veramente dopo… Fabrizio e Lavinia, ancora abbronzati del sole delle Seychelles, tornarono ciascuno alla propria vita. Lui sempre in giro, talvolta non tornava a casa neanche la sera, lei sempre più isolata nel suo universo di note. Sedeva per molte ore al piano, dove qualche volta insegnava, ma più spesso componeva nuove melodie nelle quali sprofondare completamente.

Quando Lavinia scoprì di essere incinta, ne fu turbata. Si domandava come sarebbe cambiata la sua vita e come avrebbe reagito Fabrizio. Non avendo avuto molte occasioni per dirglielo, scelse di rivelarlo pubblicamente la domenica successiva, durante il tradizionale pranzo di famiglia a casa dei suoi. Lo fece senza alcun preambolo e senza emozione, celando parte del volto dietro una ciocca di capelli. Mentre il resto della famiglia si sperticava in rumorose felicitazioni, Fabrizio era ammutolito. Ricevette anche lui, in qualità di futuro padre, la sua dose di congratulazioni, per le quali si sforzava di sorridere ed essere cortese.

Se, di norma, una coppia di neosposi in attesa del primogenito vive il periodo della gravidanza come un’altalena di emozioni ed ansia, questo di certo non accadde a Fabrizio e Lavinia. Dopo l’annuncio, fra i due si era innalzato un muro di gelidi silenzi. Fabrizio evitava ogni occasione per starle accanto, adduceva sempre qualche scusa per non accompagnarla ai controlli dal ginecologo e non le chiedeva mai come si sentisse. Ma la cosa più sconvolgente era che lei sembrava non curarsene, come se desse per scontata quella reazione. In fondo le bastava la sua musica: la consolava, la nutriva e le dava oblìo. In quel periodo trascorreva la maggior parte della sua giornata a suonare e quando non era seduta al piano curava i suoi capelli, resi ancora più lucenti dalla gravidanza. Era particolarmente fiera della sua chioma, che era diventata una vera e propria ossessione. Non legava mai i suoi capelli, perché temeva che altrimenti potessero indebolirsi; li portava lunghissimi e sciolti, per usarli come riparo dal sole e dagli sguardi altrui. Se avesse potuto, avrebbe nascosto l’intero viso, ma comunque ne ricopriva una buona parte.

Cessata ogni forma di intimità fra loro, i due coniugi erano diventati due perfetti estranei. Lavinia era sola anche la notte in cui abortì, al sesto mese di gravidanza. Si svegliò all’improvviso in preda a forti dolori e perdite di sangue. Fra i lamenti chiamò il 118 e un’ambulanza venne a prenderla. Nel giro di poche ore era tutto finito. Il marito, informato dai suoceri, venne a prenderla al momento delle dimissioni, ma fra loro non vi fu alcun abbraccio e nemmeno un bacio: unico protagonista il silenzio.

Quando tornarono a casa, la vita riprese a scorrere come prima. Un’alternanza di silenzi e musica, a seconda della presenza in casa di entrambi oppure solo di lei. Nei tre anni successivi a quel primo anno le cose non andarono diversamente: le loro vite procedevano parallele, ma in fondo non importava a nessuno dei due.

Qualche giorno prima del loro quarto anniversario di matrimonio, lui la chiamò dal lavoro per dirle che le voleva parlare. La invitava a cena fuori proprio nella sera della ricorrenza, ma lei non aveva dubbi che fosse solo una coincidenza! Non aveva più ricevuto un invito da Fabrizio dai tempi lontani del fidanzamento. Accettò, immaginando che l’argomento potesse essere la separazione, in fondo c’era da aspettarselo! Quel giorno Lavinia si dedicò ininterrottamente alla preparazione dei suoi capelli: dovevano essere perfetti, schermare le sue emozioni e avvolgerla al tempo stesso in un caldo abbraccio. Fece lo shampoo tre volte, usò decine di prodotti di bellezza per esaltarne il colore e la lucentezza e poi continuava a spazzolarli, sistemandoli compulsivamente, finché giunse l’ora dell’appuntamento. Indossò la prima cosa che le capitò nell’armadio, un’ultima occhiata allo specchio per accertarsi che ogni ciocca fosse al suo posto e via. Quando entrò in macchina, Fabrizio non la guardò nemmeno.

Ciao” – le disse con lo sguardo incollato sul cruscotto e mise in moto.

Pochi minuti di interminabile silenzio, l’asfalto che scorreva rapido e alla fine di un ennesimo tornante si consumò in un istante la loro “solita” vita. L’impatto frontale con un camion, che viaggiava fuori mano in direzione opposta, sarebbe stato fatale se Fabrizio non avesse avuto la prontezza di riflessi di buttarsi fuori strada. Rotolarono giù da una scarpata con l’auto fuori controllo. Quello che accadde dopo gli fu raccontato dai soccorritori perché loro avevano perso i sensi.

Quando riaprirono gli occhi erano in ospedale, l’uno accanto all’altro nella stessa stanza. Fabrizio fu il primo a svegliarsi, ma stentò a riconoscere la moglie nella paziente del letto a fianco, tante erano le garze e le bende in cui era avvolta. Sembrava una mummia! Dopo un primo sollievo dovuto alla consapevolezza di essere vivo, provò un’improvvisa sensazione di leggerezza nella parte inferiore del suo corpo. Una fitta di dolore poco sopra le ginocchia, gli fece intuire che le sue ferite dovevano essere concentrate prevalentemente in quella zona, ma al di sotto di quel punto non aveva alcuna sensibilità. Si chiese come mai non riuscisse a muovere in alcun modo i piedi, ma non osava guardare in quella direzione. Ad un tratto, con il braccio libero dalle flebo, decise di sollevare il lenzuolo.

Oh Dio!” – urlò. Le sue gambe erano diventate due moncherini culminanti in una fasciatura semirigida e il cuore gli stava schizzando fuori dal petto. Stava per gettarsi giù dal letto e intanto piagnucolava: “Aiuto! Che mi avete fatto?…”

Lavinia, nell’udire quelle grida, parve scuotersi dal torpore farmacologico in cui giaceva. Un’infermiera accorse prontamente, seguita pochi minuti dopo dal medico di guardia. Senza particolare emozione fu loro spiegato che, considerato ciò che era accaduto dovevano ritenersi fortunati ad essere ancora vivi. I soccorsi erano stati tempestivi e avevano fatto sì che Fabrizio, nonostante le sue gambe fossero rimaste intrappolate nelle lamiere contorte dell’auto, potesse essere tirato fuori da lì. Gli furono raccontati i particolari chirurgici dell’intervento e alla fine fu liquidato con un: “Coraggio! Tanta gente nel suo stato riesce a condurre una vita quasi normale!”. Al contrario, le condizioni di Lavinia erano apparse immediatamente più critiche. Lei si trovava nella parte dell’auto dove si era sviluppato il fuoco e le fiamme le avevano provocato numerose ustioni diffuse in tutto il corpo, prevalentemente nella zona del capo. Quando arrivò al pronto soccorso, tutti gli sforzi dei medici si concentrarono nell’intento di salvarle la vita e, subito dopo, la vista. “I miei colleghi sono riusciti nell’impresa!” – sottolineò il medico con un pizzico di orgoglio nei confronti della categoria professionale. La donna era fuori pericolo, ma il suo aspetto, d’ora in poi, sarebbe stato profondamente deturpato.

I due giovani erano sconvolti. I giorni della convalescenza trascorsero fino alle dimissioni dall’ospedale fra la disperazione e l’apatia. Al rientro a casa, furono assistiti da un infermiere che si occupava delle medicazioni e da una governante per tutte le altre necessità. Lavinia non aveva il coraggio di guardarsi allo specchio. Istintivamente continuava a portarsi una mano verso la testa, come se volesse aggiustarsi qualche ciocca di capelli, ma lì non c’era più nulla. La sua bella capigliatura era stata devastata, né sarebbe mai più ricresciuta, poiché le ustioni avevano distrutto i bulbi piliferi del suo capo. Fra le lacrime gettò via tutti i prodotti per la cura dei capelli, nonché pettini e spazzole di ogni sorta. Tuttavia, nella disperazione di quel gesto, avvertì un incomprensibile senso di liberazione! Fabrizio, invece, non si rassegnava alla sua nuova condizione e, se con la sedia a rotelle non riusciva ad arrivare da qualche parte, imprecava furiosamente. Ogni volta che accadeva, Lavinia accorreva per aiutarlo.

Lei trascorreva sempre molte ore al piano. Prima dell’incidente, Fabrizio non si era mai fermato ad ascoltarla, né lei amava suonare quando lui era a casa. Ma ora era diverso: la musica aveva un effetto benefico su entrambi. Lui le chiedeva alcuni brani in particolare e lei li suonava volentieri, talvolta anche due o tre volte consecutivamente. Pian piano, gli fece ascoltare anche le sue ultime composizioni e più d’una volta lui si commosse. Alle prime lacrime, Lavinia si rese conto che non aveva mai visto suo marito piangere e perfino i suoi occhi, a quella vista, si inumidirono.

Una mattina, Fabrizio si alzò d’ottimo umore. Dormivano ancora in stanze separate, quando lui entrò nella sua per svegliarla. Le disse che aveva avuto un’idea e che dovevano assolutamente provare a fare una cosa insieme. Lavinia, ancora intontita, gli sorrise. Era contenta di vederlo in quello stato.

Quella di Fabrizio era stata un’intuizione legata al suo lavoro. Prima dell’incidente stava lavorando ad uno spot, ma non riusciva a trovare la colonna sonora giusta. Un pezzo composto da Lavinia sarebbe stato perfetto, originale e meraviglioso al tempo stesso! Mentre lui montava le immagini e si occupava della grafica, Lavinia si dava da fare al pianoforte. Ogni tanto registravano pochi secondi di musica. Lavorarono così per circa otto ore, in pigiama e senza nemmeno aver fatto colazione, poi furono soddisfatti. Gli occhi di Fabrizio brillavano per l’eccitazione, era convinto d’aver fatto un buon lavoro. Abbracciò Lavinia, chiamò il suo capo – che si stupì di quella telefonata – e lo informò che gli avrebbe inviato il file.

Pochi giorni dopo, il capo di Fabrizio venne a trovarlo a casa. Gli disse che la preparazione dello spot a cui aveva lavorato prima dell’incidente, si era conclusa durante la sua assenza e i suoi colleghi avevano prodotto un risultato apprezzabile. Quel contratto quindi era chiuso. Il ragazzo si sentì frustrato, ma percepì che doveva esserci dell’altro.

Il tuo lavoro, però, è una bomba!” – continuò ammiccando il suo capo – “Non potevo permettere che finisse alle ortiche”. Gli spiegò che aveva nuovamente contattato quel cliente e dopo avergli fatto vedere lo spot realizzato da Fabrizio, quello ne era rimasto entusiasta e aveva deciso di comprare tutti i diritti per un importo doppio rispetto alla precedente acquisizione. Avrebbe aspettato un po’ di tempo e poi lo avrebbe utilizzato per la successiva campagna pubblicitaria. Parte di quel compenso andava alla coppia, ma non finiva lì. La società per cui lavorava Fabrizio era interessata ad acquisire nuovo materiale e alla coppia fu proposto un nuovo contratto con condizioni particolarmente interessanti.

Quando rimasero soli, i due giovani erano più che felici, euforici. Per la prima volta avevano condiviso qualcosa e ora ne raccoglievano i frutti. Anche quella sera, come d’abitudine, Lavinia preparò un bagno caldo per Fabrizio: gli riempì la vasca e vi sparse sali e bagnoschiuma. Sapeva che lo rilassava moltissimo e lo faceva volentieri. Lo aiutò ad immergersi, come faceva sempre, ma qualcosa andò diversamente. Lui la trascinò in acqua con sé ancora vestita, le tolse la parrucca che indossava sempre, e cominciò a baciarle dolcemente ogni cicatrice.

Ti amo, come non ti avevo mai amato prima” – le disse con le lacrime agli occhi – “Non mi ero accorto di quanto fossi bella, perdonami!”.

Nove mesi dopo la vita della coppia cambiò ancora una volta. Ormai erano diventati una famiglia!

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Pubblicato da ilgirodelmondoconunlibro

Mi chiamo Rita Massaro. Sono una persona curiosa. Mi piace scoprire gli innumerevoli volti del mondo e le infinite possibilità della vita. Per questo leggo e viaggio. Ogni tanto le mie perlustrazioni scatenano la mia immaginazione. E scrivo. Ho pubblicato nel 2011, con la Casa Editrice Absolutely Free, un romanzo di formazione dal titolo "L'estate è finita". Nel dicembre 2016 è stato pubblicato il mio secondo romanzo, "Sotto il cielo di Santiago", con la Casa Editrice Genesis Publishing. Nel 2018 "Prima che sia primavera" con Il Seme Bianco, pubblicato in seconda edizione con il titolo "La terra del lungo inverno" con Emersioni. Ho partecipato a vari progetti di scrittura collettiva, tutti pubblicati nel 2020: "La villa delle ombre", con Stefania Agnello e Maurizio Bono; "Non ho forza per arrendermi", con Letizia Lo Cascio; "A casa: Diario di una pandemia" con Monica Spatola. Potete contattarmi su Facebook al seguente link: https://www.facebook.com/ilgirodelmondoconunlibroinmano